GIUDITTA PASTA, il tributo con un Museo a una grande concittadina star della lirica. Facendo memoria Saronno acquisisce stasera la consapevolezza di poter scrivere una storia importante
Esprimo parere favorevole al progetto del museo dedicato a Giuditta Pasta. E’ un momento di rilancio per tutta la città e per Villa Gianetti. Oggi nasce qualcosa di concreto per la cultura, un settore martoriato nell’ultimo anno per le note vicende. Possiamo considerare questo momento il primo tassello del rinascimento culturale della città indicato nel programma. A seguire nasceranno altri progetti in altri luoghi, a rimarcare l’importanza della cultura nel cambiamento auspicato.
Grazie alla donazione della Fondazione Cavallari, avremo una collezione dedicata a Giuditta Pasta contenente quadri, litografie e oggettistica di pregio, a testimonianza della vita della nota cantante lirica. A ciò si aggiunge l’esposizione del pittore saronnese Francesco De Rocchi, esponente del Chiarismo, influente corrente di giovani pittori lombardi dei primi del Novecento caratterizzata da una pittura dai colori chiari e dal segno leggero e intriso di luce. La Fondazione Cavallari ha scelto Saronno per questa collezione, uno sbocco naturale viste le origini di Giuditta Pasta, di ciò siamo contenti.
Per chi non conosce la storia di Saronno, Giuditta Pasta, cantante soprano soprannominata la Divina, è stata una nostra illustre concittadina vissuta in epoca risorgimentale; fu la più grande cantante lirica della sua epoca e calcò i più importanti teatri del mondo; era una star. Ma Giuditta Pasta fu molto più di una grande artista, sposò infatti la causa del Risorgimento. Giuseppe Mazzini ne intuì la straordinaria forza simbolica e Giuditta Pasta si mise a disposizione per l’unificazione dell’Italia. Non va inoltre dimentica la sua generosità: con la fama si trasferì a Milano ma portava sempre Saronno nel cuore e quando il terribile incendio del 1827 distrusse la città, finanziò con le proprie tasche la ricostruzione tanto da meritarsi il Monumento della Riconoscenza. Saronno le rende oggi il giusto tributo, ne sono felice.
La nascita del museo è un percorso iniziato della precedente amministrazione e portato a termine da quella nuova. Ad entrambi va il merito di aver creduto nel progetto.
Come indicato dall’Assessore alla Cultura, la collezione è un primo passo per entrare nella rete museale lombarda, un livello superiore e ora un obiettivo da raggiungere. Per guadagnare i gradi di Museo occorre includere le attività di studio e ricerca. Tale livello permetterebbe di attirare un numero elevato di visitatori inserendosi in un circuito internazionale. Villa Gianetti può diventare ora un polo attrattore di iniziative culturali di più ampio respiro, un centro culturale a disposizione dei cittadini dove poter godere di un momento di arte e di storia ma anche un luogo di conoscenza della storia del territorio, uno spazio per concerti e didattica musicale, una meta riconosciuta per gli appassionati di musica lirica e un luogo di incontro. Queste cose prima non c’erano e ora saranno possibili.
Il Museo è anche un’occasione per recuperare le radici della nostra cultura. Se i paesi anglosassoni sono la patria del Rock e del Jazz, l’Argentina del Tango, la Spagna del Flamenco, l’Italia è la patria mondiale della musica lirica, un patrimonio enorme da recuperare, dimenticato negli ultimi anni e ora tutto da valorizzare. Migliaia di studenti, cantanti, musicisti e addetti ai lavori, venivano e vengono da tutto il mondo in Italia per studiare musica lirica ed esibirsi. L’Italia deve vivere di queste ricchezze e Saronno può cogliere l’opportunità di inserirsi nel circuito della musica lirica, non solo come luogo di esibizioni ma anche come centro di una Scuola di Formazione per musicisti del settore. Forte della posizione geografica favorevole e grazie alla vicinanza con Milano abbiamo basi concrete per sviluppare progetti culturali importanti in grado di collocare Saronno tra le mete turistiche internazionali. Facendo memoria di Giuditta Pasta Saronno acquisisce stasera la consapevolezza di essere parte di una storia importante da cui partire per ricostruire il futuro.