Saman, perché non si ripeta più
di Mauro Rotondi, Consigliere Comunale PD Saronno
Il destino toccato a Saman ,squarcia un velo di ipocrisia e chiama in causa politici, giornalisti, femministe, società civile, servizi sociali, tutti noi, incapaci di affrontare una questione scottante e scomoda. La giovane Pakistana barbaramente uccisa dalla sua famiglia perché non accettava il matrimonio combinato e voleva essere libera di vivere la propria vita in Italia, fa emergere una sottocultura gretta e spietata, a quanto pare radicata nelle pieghe più nascoste del nostro paese. Si è parlato troppo poco di Saman, la terribile vicenda ci evidenzia la nostra omertà e la persistente difficoltà che abbiamo ad affrontare queste questioni ma anche a raccontarle in quanto il loro tessuto connettivo è la comunità islamica con gli annessi confronti culturali sempre duri da affrontare.
Secondo gli osservatori sulle violenze domestiche e sulla violenza femminile questi casi non sono per nulla isolati. La stessa UCOI, unione comunità islamiche, si è espressa contro le unioni forzate denunciandone la illiceità, una pratica tribale ingiustificabile; una presa di posizione importante quasi ignorata dai media al pari dell’atto politico più significativo, anch’esso venuto dall’Islam Italiano pochi giorni fa, quando una giovane e coraggiosa consigliera del PD di Reggio Emilia, Marwa Mahmoud, ha tirato in ballo il proprio partito e la sua lentezza nel prendere posizione sulla clamorosa violazione dei diritti umani patita da Saman.
Esistono battaglie di serie B quando la vittima della violenza è una donna straniera e più precisamente di origine musulmana? La risposta è scontata: NO. Si sono combattute tante battaglie civili in piazza, ci si batte per le discriminazioni e si portano progetti in parlamento: aggiungere quest’altra battaglia è pertanto doveroso anche se più difficile perché diventa anche terreno obbligato di confronto culturale. Ma se non vogliamo il ripetersi di un’altra Saman dobbiamo iniziare per forza.
I diritti negati di Saman evidenziano il terrore di tutti, centro sinistra compreso, di indignarsi con troppa nettezza, di essere tacciato di razzismo, di essere confuso con gli xenofobi di professione secondo i quali l’Islam è cattivo e violento per definizione. A nulla serve pescare per interessi elettorali tra gli stranieri a corto di diritti se poi non operi uno sforzo per un’integrazione vera. Questa storia è l’occasione per guardarci in faccia, senza pretese di superiorità non giustificabili in un paese che per tre secoli ha bruciato le streghe e fino agli anni ottanta ha mantenuto nel suo ordinamento giuridico il delitto d’onore e il matrimonio riparatore. In questa vicenda la forza della nostra Costituzione può venirci però in soccorso. All’art. 3 la costituzione non contempla divisioni per fazioni o interessi di partiti nella tutela dell’uguaglianza. Dovrebbe bastare questo per superare gli imbarazzi di tutti, centro sinistra compreso. Saman in fondo voleva essere uguale alle sue amiche, uguale a qualsiasi cittadino italiano, libera di vivere la propria vita, di vestirsi da italiana, di fidanzarsi con la persona con cui stava bene, di vivere da italiana in Italia.