(Saronno, 3 novembre 2019) L’Amministrazione comunale ha deciso di intervenire in merito a quanto riportato da alcuni organi di stampa sulla “storia del Signor Monti”, sperando che, una volta per tutte, si possano sgombrare tutti i dubbi e/o malintesi.
Il Signor Monti ad aprile 2014 aveva stipulato un contratto di locazione tra privati della durata di un anno per un monolocale arredato “ad uso di abitazione della sola parte conduttrice”, abitandolo, invece con la moglie sposata a dicembre 2013 e la figlia minorenne di lei. Alla richiesta di inserire la minorenne nel proprio stato di famiglia l’anagrafe ha dovuto opporre un rifiuto poiché l’unità immobiliare non era atta ad ospitare 3 persone. Il proprietario non ha dunque accolto la richiesta di rinnovo del contratto dato l’uso dell’immobile in difformità da quanto previsto dal contratto ed ha poi ottenuto lo sfratto per morosità.
Nel 2015, frattanto il signor Monti aveva chiesto di partecipare al progetto LO.CA.RE. lanciato dalla precedente amministrazione, che si basava sulla disponibilità dei proprietari di immobili ad affittarli a canone calmierato con garanzia da parte del Comune; il progetto, però, non aveva ottenuto gradimento da parte dei proprietari che non avevano messo a disposizione immobili.
Nel 2016, quindi, il signor Monti ha presentato domanda di partecipazione al bando per l’assegnazione di casa popolare ed in quel frangente si è scoperto che non ne aveva i requisiti, vantando a vario titolo diritti reali e di godimento su diversi immobili nei pressi di Saronno ed essendo titolare di un ISEE tutt’altro che basso.
Non potendo dunque, presentare richiesta di casa popolare ed essendo imminente l’esecuzione dello sfratto dal monolocale privato di cui sopra, i Servizi Sociali, comprendendo lo stato di necessità del cittadino e l’intricata situazione giuridica e familiare in cui si era venuto a trovare, hanno presentato la vicenda all’apposita commissione comunale, che ha autorizzato a segnalare il nominativo del cittadino alla S.E.S.S.A. per l’assegnazione di un appartamento adeguato al nucleo familiare di tre persone – il Signor Monti, la moglie e la di lei figlia sebbene priva di residenza -. S.E.S.S.A., com’è noto, è società partecipata dal Comune ma soggetto di diritto privato che conclude contratti in autonomia come qualsiasi proprietario immobiliare. La segnalazione era corroborata dalla disponibilità del Comune ad intervenire a sostegno del pagamento del canone in caso di necessità, mediante il ricorso ad un apposito fondo regionale. Al momento della stipula del contratto il Signor Monti ha falsamente dichiarato all’amministratore della società che lo stava predisponendo che il suo nucleo familiare era composto da 5 persone. A causa di ciò anziché assegnargli un appartamento adatto al nucleo risultante dallo stato di famiglia, gli è stato assegnato un appartamento più grande e più costoso in cui si è insediato con la moglie, la figlia di lei ed altri due figli della stessa arrivati nel frattempo da non si sa dove, senza mai pagare alcun importo a titolo di canone.
Dopo poco tempo sono iniziate le segnalazioni da parte dei coinquilini dell’andirivieni quotidiano ed in particolare all’ora dei pasti, di stranieri dall’appartamento, da cui il Signor Monti esce la mattina all’alba per fare ritorno solo a notte inoltrata, ed in un secondo momento dell’evidente presenza di persone nel box pertinente all’appartamento, così come in effetti accertato dalla Polizia Locale nel corso di un sopralluogo nel mese di giugno di quest’anno, che hanno riscontrato la presenza di tre parenti della moglie del Signor Monti nell’appartamento e di un clandestino privo di documenti – sedicente minorenne ma in realtà maggiorenne – nel box.
A seguito di ciò S.E.S.S.A. ha deciso di ottenere lo sfratto per morosità dall’appartamento del nucleo familiare, che nel corso del procedimento ha chiesto al Giudice la concessione del cosiddetto “termine di grazia”, cioè di un lasso di tempo entro il quale saldare l’arretrato per evitare lo sfratto ma nemmeno in questo periodo la famiglia del Signor Monti ha versato un acconto, provvedendo solo dopo la definitiva pronuncia del tribunale ad eseguire un modestissimo versamento pari a circa una mensilità rispetto ai circa tre anni di arretrato.
“Dai fatti riportati emerge chiaramente quanto il comportamento del Signor Monti sia stato in questi anni quantomeno discutibile e certamente causa della sua attuale situazione. Un’istituzione pubblica ha il dovere del rispetto delle normative affinché possa esserci una civile convivenza tra la cittadinanza. L’amministrazione Fagioli si è sempre comportata così con tutti i cittadini dal primo giorno di lavoro e lo continuerà a fare fino all’ultimo”. Sono le dichiarazioni dell’assessore ai Servizi Sociali, Gianangelo Tosi.
“Alcuni consiglieri di opposizione – è la stoccata finale dell’assessore – dovrebbero informarsi meglio prima di ergersi paladini delle cause perse”.